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Mino Miale, quarant’anni d’arte al servizio degli ultimi

 

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​Turi – La Voce del Paese 

Lo scenografo turese è stato insignito del premio internazionale “don Tonino Bello”. Le parole di soddisfazione del sociologo Pasquale Del Re, storico amico di Miale

Lo scorso 31 marzo si è celebrata la quinta edizione del Premio internazionale “don Tonino Bello, apostolo di Carità”, istituito dalla sezione di Bisceglie dell’Archeoclub d’Italia. Nella rosa dei candidati selezionati spicca anche il nostro concittadino Mino Miale che, come recita la motivazione del riconoscimento, si è distinto per l’umanità e la solidarietà con cui ha tutelato “la condizione e la dignità della persona attraverso il linguaggio del teatro educativo, sociale e di comunità”. Con la sua arte, ha contribuito “al recupero sociale di giovani ex tossicodipendenti a rischio di emarginazione” e si è impegnato nella “formazione e crescita civica dei bambini con la costruzione e animazione di burattini, dando vita a spettacoli per la cittadinanza”. Inoltre, ha lavorato con costanza alla “formazione intellettuale di allievi nel campo delle discipline artistiche con finalità inclusive”.

Altrettanto eloquenti le parole di Pina Catino, presidente del Club Unesco per Bisceglie, che, introducendo la consegna ufficiale del premio, ha tracciato un’appassionata biografia di Mino Miale, ricordando il suo impegno nel teatro che, partendo dalla «collaborazione con la Facoltà di Sociologia del Teatro ad Urbino, si è sostanziato nella fondazione del gruppo teatrale “Atarassia” e in vari progetti in carcere. Un impegno che si è mosso in parallelo alla missione di avvicinare i bambini al linguaggio dell’arte, mediante la gestione di numerosi laboratori creativi e la costituzione di una cooperativa sociale con scuola materna e ludoteca». All’encomiabile attività nel sociale, si affianca il suo percorso squisitamente artistico: «Attraverso mostre personali e collettive a livello nazionale, Miale contribuisce da 40 anni alla diffusione di una coscienza ambientale orientata verso lo sviluppo consapevole e sostenibile».

Oltre ai familiari, alla cerimonia di premiazione non ha voluto mancare il sociologo Pasquale Del Re, storico amico di Miale, a cui abbiamo chiesto una riflessione su questa felice occasione. Dalle parole di Del Re emerge il sincero ritratto di una delle menti più operose e generose che Turi conosca; un “umile operaio” che ha preferito costruire “dietro le quinte”, facendo volentieri a meno della fanfara dell’autocelebrazione. Un artista schietto e libero da ogni convenzione che, non di rado, ha pagato lo scotto di essere ignorato, come accade agli intellettuali fieramente disallineati con l’intellighenzia pseudo rivoluzionaria.

“Un meritato riconoscimento”

«Quando Mino mi ha partecipato di questo premio sono stato contentissimo per lui: è un riconoscimento prestigioso non solo per la caratura internazionale, ma anche perché è intitolato a don Tonino Bello, il cui ministero è stato caratterizzato da una costante attenzione agli ultimi: sua la definizione di “Chiesa del grembiule” per indicare la necessità di farsi umili e contemporaneamente agire sulle cause dell’emarginazione.

Questo premio rappresenta il meritato elogio per le forze che Mino ha dedicato alla promozione culturale e sociale di Turi; un impegno portato avanti con umiltà e senza la smaniosa ricerca di palchi o platee.
È stato un onore condividere questa felice circostanza: ritengo di essere uno dei tanti fortunati ad averlo incontrato; uno dei tanti fortunati che deve qualcosa a Mino.
L’amicizia che ci lega non è storia recente. Ci conosciamo da tantissimo tempo: da subito ci siamo capiti, poche volte abbiamo avuto posizioni discordanti, innumerevoli le occasioni in cui abbiamo collaborato, rimanendo sempre Amici veri. Per molti versi, posso dire che siamo cresciuti insieme».

Pina Catino insieme a Mino Miale e Pasquale Del Re

“Far sorridere le sofferenze”

«Mino è stata e continua ad essere una persona libera e creativa, che ha coltivato molti interessi: dalla scrittura alla pittura, passando per il teatro e l’allestimento scenografico. Un “umile operaio” disponibile ad ogni ora, silenziosamente presente, ma soprattutto animato dalla volontà di dedicare molta parte del suo tempo a tutte quelle persone che, per un motivo o per un altro, hanno dovuto fare i conti con percorsi di vita sofferti.
E proprio con l’idea di far sorridere le sofferenze, di alleviare il dolore, di garantire opportunità nuove, i nostri interessi si sono man mano avvicinati sempre più, tanto che, nel marzo del 1998, Mino è approdato nel mio mondo lavorativo, quello delle tossicodipendenze, attraverso un progetto di formazione denominato “IN…CARTIAMO”, che si è tenuto presso la comunità terapeutica “Lorusso Cipparoli” della Fondazione “Opera Santi Medici Cosma e Damiano Bitonto – Onlus”, nella quale opero da ormai 32 anni.
Per più di un anno Mino si è fatto un prezioso punto di riferimento per dieci ospiti, portandoli nel mondo della cartapesta: guidandoli in una gran bella esperienza di lavoro di gruppo, ha fatto scoprire loro un diverso uso della propria manualità, che si è concretizzato nella creazione di prodotti artigianali originali, quali mascheroni e pupazzi».

“Un artista poliedrico e generoso”

«Un’altra virtù di Mino è la generosità: quando ha dispensato le sue conoscenze personali e professionali, quando gli è stato chiesto un aiuto, lo ha fatto con piacere e competenza, senza mai chiedere nulla in cambio, al punto da dimenticare se stesso.
È un artista poliedrico, una persona riservata, discreta, spesso invisibile, a volte un po’ burbera ma con grandi capacità di raccontare e raccontarsi, di esprimere il suo punto di vista valorizzando anche quello degli altri. Mino si è sempre nutrito di tutto quello che la vita gli ha offerto e continua a offrirgli, come questo meritato e indimenticabile momento».

 

 

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