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Si è chiuso l’ultimo sipario: addio, Gianni

 

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​Cassano – La Voce del Paese 

di Vito Campanale

Credo che, in fondo, tu te ne sia andato nella maniera che, potendo, avresti scelto: in mezzo alla natura, sulla tua bici della quale andavi fiero, negli occhi ancora le spettacolari immagini dell’ultimo film visto insieme appena la sera prima, puntualmente recensito a notte fonda, prima di andare a dormire.

Addio Gianni, ti si è chiuso l’ultimo sipario.

Gianni Solazzo era un uomo buono. Gentile, educato, un uomo all’antica.

Un uomo con alle spalle una storia incredibile, come incredibili sono le storie dei mariti e padri ripudiati, costretti a vivere una vita totalmente stravolta.

Una di quelle vite in cui ti salvi solo con le tue forze e un piccolo drappello di amici.

Una vita così simile alla mia, che credo fosse inevitabile che dovessimo condividerle, per un tratto.

Non esitò un istante Gianni, che pure conoscevo da appena poche settimane, ad offrirmi ospitalità in casa sua quando ero disperato e non sapevo dove andare.

Gli bastò sentire la mia storia, così simile alla sua; gli bastò sapere che ero interista come lui, che come lui amavo la buona musica, il cinema, i libri, i fumetti, le donne, le stesse cose che piacevano a lui.

Gianni era un uomo di una cultura enorme sebbene non avesse un titolo di studio.

Avrebbe saputo tener testa a fior di critici cinematografici, letterati, politici.

Disilluso dal comunismo, che praticò in gioventù, seguiva solo l’ideologia dettatagli dalla propria cultura e conoscenza.

Era tarantino di nascita, vissuto a Bologna in un’altra vita.

Giovane attore, a Taranto aveva fondato una compagnia di teatro sperimentale e continuò a frequentare quegli ambienti anche a Bologna, dove visse con la prima moglie gestendo un’edicola.

Due matrimoni falliti alle spalle, la vita terremotata dalla seconda separazione, una figlia con la quale riuscì con infinita pazienza a ricucire il rapporto, e che ha fatto in tempo a vederlo ultrasessantenne diplomato, iscritto ai corsi serali del nostro liceo.

La povertà, economica e di affetti, della quale tante volte abbiamo riso insieme; così come mille volte abbiamo riso della vita e della morte: null’altro che una porta da aprire o chiudere con le nostre mani, quando fosse giunto il momento.

L’ultimo sipario invece ti si è chiuso da sé.

Quando progettavo la presentazione del mio ultimo libro fu lui stesso a propormi una teatralizzazione dell’evento secondo il collaudato gioco dell’intellettuale e dello scemo: Gianni e Pinotto, Stanlio e Ollio, Ciccio e Franco. E fu un successo.

Un successo che replicammo più volte, in altre presentazioni, in “Magna Inventio”, in qualche visita guidata nel centro storico; un successo che avevamo in progetto di trasformare, un giorno, in un vero spettacolo teatrale incentrato sulla storia di Cassano.

Tutto grazie alla sua bravura, alla sua recitazione, alla sua auto-ironia soprattutto.

Mi mancheranno le lunghe chiacchierate con te, i tuoi libri, i tuoi dischi, le partite viste insieme.

Ciao Gianni, che la terra ti sia lieve.

 

 

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