Regione

La Banda di Turi suona per “L’Omicidio Caracciolo”

 

​ 

​Turi – La Voce del Paese 

La Banda Cittadina “Don Giovanni Cipriani” ha impreziosito la presentazione del saggio di Stefano de Carolis presso la storica Libreria Laterza di Bari, ritornando a far vibrare il ‘cappello cinese’, l’antico strumento suonato nelle prime bande da giro dell’800

L’ultima fatica letteraria di Stefano de Carolis è entrata nello spazio sacro dell’editoria pugliese: lo scorso 6 febbraio, infatti, il saggio storico “L’Omicidio Caracciolo” (Carta Bianca edizioni) è stato presentato all’interno della storica ‘Libreria Laterza’ di Bari.

La serata, moderata dal giornalista Valentino Sgaramella, è stata aperta dalle note della Banda Cittadina “Don Giovanni Cipriani” che, sfidando il freddo glaciale, ha sfilato lungo la centralissima via Sparano, per poi fare il suo ingresso trionfale in libreria. Qui, la formazione musicale turese, diretta per l’occasione dal M° Fabio Tassinari, ha dato vita ad un breve ma intenso concerto, segnando un primato di tutto rispetto: per la prima volta una Banda Cittadina si è esibita all’interno della storica libreria barese. A questo si aggiunge un secondo apprezzabile traguardo: dopo due secoli di silenzio, la nostra Banda ha fatto nuovamente vibrare il “cappello cinese”, l’antico strumento musicale, in uso nelle prime bande da giro dell’800, giunto direttamente da Lecce, grazie alla cortesia del collezionista Francesco Spada, referente dell’omonima “Casa-Museo”.

Prof. Introna
L’autopsia dell’eccellente omicidio

Prima di passare la parola ai protagonisti della presentazione, va rilevato l’intervento del prof. Francesco Introna, luminare della medicina legale, che ha ricostruito le fasi dell’eccellente assassinio di Paolo Caracciolo, studiando gli atti della perizia autoptica originaria: «L’esame obiettivo eseguito nel 1815 è sostanzialmente analogo a quello che facciamo oggi, il che vuol dire che, rispetto a due secoli fa, non siamo migliorati molto» – annota sarcasticamente Introna, aggiungendo che «l’accuratezza della storica perizia ci permette di ricostruire con precisione le dinamiche dell’omicidio, rispondendo a domande che all’epoca rimasero inevase: quanti colpi furono esplosi, a che distanza erano i sicari e quali mezzi furono utilizzati».

Scheda autoptica ricavata dal prof. Introna
in base al verbale autoptico del 1814

Stefano de Carolis
“Turi: una banda ‘da giro’ tra le più antiche di Puglia”

«Il libro – dichiara de Carolis – è il frutto dello studio di circa mille manoscritti datati 1814, racchiusi in un faldone custodito presso l’Archivio di Stato di Trani consultato solo da due persone: il prof. Giovanni Bruno e il sottoscritto».

«L’intento del saggio – prosegue – è approfondire una delle più oscure vicende storiche che interessarono la Terra di Bari nei primi due decenni del XIX secolo: il brutale assassinio di Paolo Caracciolo, già sindaco di Turi. Il lettore ha la possibilità di rivivere ogni aspetto della vicenda:dalla pianificazione dell’efferato omicidio all’ultimo miglio percorso da Caracciolo prima di essere barbaramente ucciso; dalle fasi delle concitate indagini ai tentativi di depistaggio e alle intimidazioni; dall’arresto dei due mandanti e dei quattro autori del misfatto alle esecuzioni delle condanne a morte con la ghigliottina».

«Durante questo interessante viaggio nella storia turese di inizio Ottocento – chiosa l’autore – sono emerse anche inedite notizie storiche sulla nostra comunità. Fra tutte, mi preme evidenziare l’attestazione della presenza di una banda musicale cittadina fin dalla fine del 1700: un gruppo di musicisti tutto turese, composto da nove elementi, con l’indicazione dei loro nomi e cognomi, dei loro mestieri e dei rispettivi strumenti musicali. Questa “scoperta”, nient’affatto casuale, permette di iscrivere la Città di Turi nel novero dei Comuni pugliesi che tra i primi hanno visto la costituzione di una formazione musicale “da giro”».

In primo piano, il dott. Spada, Stefano de Caroli e Maria Laterza.
Alle spalle, il prof. Francesco Introna, il dott. Paolo Caradonna,
Valentino Sgaramella e il M° Fabio Tassinari

Fabio Tassinari
Il valore della riscoperta del ‘cappello cinese’

Come anticipato, nelle esecuzioni musicali che hanno accompagnato la presentazione del saggio, è stato impiegato il “cappello cinese”. Sul valore di tale scelta sono illuminanti le dichiarazioni rilasciateci dal M° Fabio Tassinari, Comandante della Fanfara a Cavallo dei Carabinieri di Roma.

Quali sono le origini di questo antico strumento?

«Il “cappello cinese” è uno strumento che viene da lontano, difficile da collocare in un tempo e in luogo di provenienza certo. Alcuni elementi lasciano ipotizzare che l’origine del cappello cinese risalga all’incontro e allo scambio tra l’insegna delle legioni romane che conquistarono l’Asia e i simboli appartenenti alle regioni asiatiche conquistate. Lo strumento, realizzato in ottone, presenta una sfera sormontata da un cappello che ricorda il copricapo indossato dalle popolazioni dell’Asia Centrale, particolarmente abili a lavorare l’ottone, materiale che per il suo colore simile all’oro, la duttilità e la malleabilità è ancora oggi un elemento fondamentale nella produzione di strumenti musicali. La sfera inserita nello strumento è simbolo di appartenenza militare e di potere ma rappresenta anche un simbolo religioso, presente in tutti gli obelischi romani e alla base della Croce collocata in quasi tutte le chiese antiche e moderne».

Possiamo affermare che la riscoperta del “cappello cinese” sia un traguardo rilevante nella storia bandistica contemporanea?

«La riscoperta del “cappello cinese” è una importante operazione culturale in quanto permette di approfondire la conoscenza di uno strumento divino, caratterizzato dalla figura dell’aquila, simbolo romano per eccellenza, in molti casi neppure indicato in partitura, nonostante abbia affascinato illustri compositori musicali. J.B. Lully, J. Haydn, Beethoven, H. Berlioz, J P. Sousa sono stati attratti da uno strumento che ha vissuto la sua epopea dalla metà del XVIII alla metà del XIX secolo, con fortune diverse. In Italia lo strumento è caduto in disuso dalla metà del XIX secolo, resistendo in altri Paesi, seppur alterato nella forma e nei materiali. In Germania, Francia, Paesi Bassi e in alcune bande militari della Federazione Russa, Ucraina, Bierolussia, Arzebaigian, Kazakistan, Cile, Perù, Bolivia e Brasile ha in parte continuato la sua storia. Credo che questo breve excursus storico restituisca il valore culturale dell’aver riportato a vibrare uno strumento importante della nostra storia musicale, dopo due secoli di silenzio».

Una parte del saggio incrocia la storia della “banda da giro” di Turi, retrodatandone la nascita all’inizio del 1800. Come si è modificato nel tempo il ruolo e la percezione del valore sociale delle bande cittadine?

«Il tempo porta inevitabili trasformazioni storiche, sociali e culturali che impattano anche sul rapporto con la tradizione musicale espressa dalle bande cittadine. La musica è sempre una manifestazione culturale al servizio della popolazione, ma è indubbio che il ruolo delle bande cittadine oggi è diverso da quello svolto dalle antiche “bande da giro”, quelle formate da eroici musicisti che si spostavano da un paese all’altro per portare a domicilio una cultura musicale che altrimenti non sarebbe arrivata. Il ruolo sociale svolto dalle bande musicali cittadine è di indiscutibile valore.  Il fenomeno delle bande da giro, conosciuto in tutto il territorio nazionale, ha interessato in modo particolare la Puglia che ne conserva memoria e tradizione. L’elemento da sottolineare è che i componenti delle bande cittadine svolgevano anticamente altri mestieri che erano loro necessari per dedicarsi alla musica, con un rapporto riconosciuto tra l’attività lavorativa primaria di ogni singolo componente e la conseguente possibilità di avere il tempo necessario per lo studio della musica. Un altro aspetto da ricordare è lo stretto rapporto esistente tra la banda e le istituzioni politiche, militari e religiose, rintracciabile negli esordi della banda da giro di Turi ma anche ai nostri giorni. Il ruolo e la percezione sociale delle bande cittadine si è certamente modificato nel tempo, inserendosi nel flusso delle trasformazioni sociali e culturali, ma quello che non si è modificato è l’espressione di un orgoglio legato al senso di una comune appartenenza, sottolineata dalle note sempreverdi di ogni banda cittadina».

Valerio Savino
“La Banda Cittadina, ancora oggi, riveste un ruolo importante nella comunità”

Grazie al contributo del M° Valerio Savino, direttore artistico della Banda Cittadina “Don Giovanni Cipriani”, si riesce ad avere l’esatta misura della strategicità dell’evento barese nell’ottica della promozione culturale di Turi; inoltre, si apre una doverosa riflessione sulle potenzialità future inaugurate dal lavoro di de Carolis.

Cosa ha rappresentato per la Banda di Turi partecipare a questo evento?

«È stato un piacere e un onore presenziare con la Banda Musicale Cittadina “Don Giovanni Cipriani” – Città di Turi alla presentazione del libro “L’Omicidio Caracciolo” presso la storica Libreria Laterza di Bari. A quanto pare, è stata la prima volta che una Banda Musicale si sia esibita nella Libreria Laterza e vorrei, a tal proposito, sottolineare che la Banda, ancora oggi, riveste un ruolo importante e una grande valenza in una comunità. In questa occasione, rappresentare il Comune di Turi, per la promozione del saggio storico del nostro concittadino Stefano de Carolis, è stato motivo di grande orgoglio.

Quali brani sono stati eseguiti?

«Sotto la direzione del M° Fabio Tassinari, la Banda di Turi ha eseguito “Fratelli d’Italia” (musica di M. Novaro – testo di G. Mameli) e la Marcia dall’Opera Ernani di G. Verdi, nella quale è stato introdotto e suonato il rarissimo strumento a percussione il “Cappello Cinese”, concesso dalla Casa Museo – Spada di Lecce. L’esibizione si è conclusa con l’esecuzione della Marcia “The King” di A. Mizzi diretta da me».

A suo parere, qual’ è il valore aggiunto del saggio di de Carolis?

«Il libro di Stefano de Carolis, che ho letto tutto d’un fiato, frutto di un attento lavoro di ricerca e denso di numerosi particolari e minuziosi riferimenti storici, è una fotografia di Turi degli inizi del 1800. Per puro caso, dai faldoni degli atti processuali, spuntano fuori i verbali degli interrogatori della Banda di Turi che, il 16 maggio 1814, ritornando a piedi da Noicattaro dopo aver suonato alla festa, incontra uno dei sicari nei pressi della Masseria del Purgatorio di Rutigliano. Proprio grazie alla preziosa testimonianza dei componenti della Banda Musicale di Turi, le indagini portarono all’arresto e alla condanna a morte dei mandanti e degli assassini dell’efferato omicidio di Paolo Caracciolo. Altra scoperta è aver portato alla luce i nomi e i mestieri di quei primi componenti della Banda di Turi e l’uso di un antico strumento a percussione appartenente alla famiglia degli idiofoni suonato nella Banda di Turi nel 1814: il “cappello cinese”. Il contenuto del libro “L’Omicidio Caracciolo” di Stefano de Carolis e il grande lavoro di ricerca sulla tradizione bandistica a Turi del prof. Raffaele Valentini, racchiuso nel libro “La banda Suona Per Noi”, attestano e certificano che già nel 1814 a Turi era presente una Banda Musicale. Infatti, il prof. Valentini, nel suo lavoro letterario, documenta tracce storiche risalenti al 1875, con la nascita di una Banda Musicale a Turi intorno al 1884, senza però escludere che già dai primi dell’800, se non prima, come in altri centri pugliesi, era presente nel nostro paese una banda musicale».

Guardando al futuro, ci sono progetti in cantiere?

«La Banda Musicale Cittadina “Don Giovanni Cipriani” – Città di Turi dell’Associazione Musicale “Maria SS. Ausiliatrice” di Turi è attiva sul territorio e continua l’opera di divulgazione culturale, musicale e di tutela della tradizione musicale bandistica. A breve partirà il progetto “Scuola di Musica e Costituzione di una Orchestra Giovanile di Fiati”, frutto di un accordo di collaborazione tra il Comune di Turi, l’Associazione Musicale “Maria SS. Ausiliatrice” di Turi, l’Istituto Comprensivo “Resta-De Donato Giannini” di Turi e la Willy Green Technology Srl, di Castellaneta Marina (TA)».

In cosa consisterà l’iniziativa?

«Il progetto, sostenuto economicamente dalla Willy Green Technology Srl e coordinato dal Direttore Artistico dell’Associazione Musicale, è totalmente gratuito (gli strumenti musicali saranno concessi in comodato d’uso gratuito) ed è rivolto a 25 alunni tra i 9/10 anni e i 12/13 anni che frequentano l’Istituto Comprensivo “Resta-De Donato Giannini” di Turi. Le finalità sono la promozione della conoscenza della musica, l’apprendimento della teoria musicale, il potenziamento delle attività di socializzazione e di aggregazione giovanile per mezzo della musica, lo studio di uno strumento musicale a fiato, il ruolo altamente socializzante svolto dalla banda al servizio della comunità in cui opera, l’acquisizione di capacità logico-espressive e comunicative, lo sviluppo di capacità progettuali e organizzative, l’orientamento dei giovani nelle scelte future per l’inserimento nel mondo musicale».

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *