Il prezzo della collaborazione per preservare il bene Comune
Mantenere un filo rosso che si chiama “collaborazione” e preservare l’Ente-Comune quale Istituzione di tutti i cittadini, specchio della comunità.
Sono le principali preoccupazioni dei leader nel Consiglio Comunale, Davide Del Re e Raffaella Casamassima.
A cui ne aggiungeremmo una terza: evitare di far tornare Cassano a quel che fu tra la fine degli anni ’90 e i primi di inizio secolo, con una comunità divisa fra buoni (finti) e cattivi (veri) a seconda di come si erano espressi nella cabina elettorale.
I due, Sindaco e Capogruppo di minoranza, hanno un chiaro legame personale di stima, mai scalfito anche durante la campagna elettorale, non per nulla fra le meno “cattive” degli ultimi decenni.
È su questa base che Del Re ha voluto intavolare un discorso nuovo e diverso con i Consiglieri di minoranza dunque con la Capogruppo. Approvare le Linee Programmatiche all’unanimità, in Consiglio, accettando suggerimenti e modifiche da una parte e dall’altra, non è da tutti. Significa accettare, da entrambi gli schieramenti, che c’è del buono nelle idee dell’avversario e che si può costruire senza guardarsi in cagnesco e restando delle proprie idee politiche.
La miglior risposta a chi vaneggia “liste uniche” per il governo di Cassano l’hanno data proprio i due leader in Consiglio: collaborazione leale ma c’è chi governa e fa e chi controlla quel che è stato fatto.
Ne abbiamo visto tante, in questi quasi 40 anni di attività da cronisti del Palazzo di piazza Moro per credere alle prime lucciole, spesso scambiate per lanterne; eppure non possiamo non ammettere che la collaborazione che il Sindaco ha offerto e offre continuamente alla minoranza, quasi sempre da questa accettata con dignità, è sincera, leale e continuativa e non si tratta – almeno fino ad oggi – di campagna elettorale prolungata all’infinito o banale strategia.
Lo stato nel quale Cassano (e la comunità cassanese) versa da anni è spesso frustante, defatigante e non staremo qui ad elencarne le cause.
Il Sindaco questo lo sa e sa anche che non è con “un-uomo-solo-al-comando” che si risolvono i tanti problemi che angustiano l’ex “perla della Murgia”.
Qui non si tratta di decidere quale strada asfaltare, come spendere i soldi del Pnrr o se costruire una rotatoria in più: per quello basta un bravo professionista, un buon Ufficio Tecnico assieme al personale del Comune preparato e competente.
Ci vuole altro per dare risposte concrete alla vivibilità che Cassano rischia di perdere per sempre e per farlo occorre coinvolgere più persone: la maggioranza che governa e chi era in lista ma anche le imprese, i sindacati, le associazioni, gli anziani, le famiglie. E le minoranze che siedono in Consiglio.
È parlare col territorio, quel che serve e che spesso è mancato negli ultimi vent’anni.
La riconoscibilità di questo sforzo si riverbera nel Comune, inteso come la casa di tutti e nello stesso tempo l’Istituzione più prossima ai cittadini.
Se quella casa crolla, rialzare tutto il resto sarà sempre più difficile da realizzare.
Mantenere salde le regole, osservarle e farle osservare; puntellarle col buon senso, adeguarle se necessario. Rispettare il valore della Istituzione-Comune nella quale donne e uomini sono di passaggio. Che devono essere custodi e traghettatori verso il futuro prima ancora che umili utilizzatori.
Da questo punto di vista quel che è successo qualche giorno fa in Consiglio Comunale e nei giorni a seguire è umiliante e se non si mette un argine la pietra che scivola diventerà valanga.
Lasciare che i Consiglieri parlino fuori microfono (a proposito: l’ascolto dei cittadini di quel che viene detto e deciso, in presenza o a casa, non è una gentile concessione di chi sta al potere ma un diritto di noi tutti! Li vogliamo aggiustare una volta per tutti questi microfoni?), che le voci si accavallino; urlare per farsi sentire; permettere agli impiegati del Comune di sedersi fra i banchi dei Consiglieri; agire sulla base di Regolamenti vecchi e di difficile applicazione. Tutto questo mina la credibilità e l’autorevolezza dell’Ente Comune e di quelli che sono chiamati a preservarla e farla vivere.
Credete che i due leader, Del Re e Casamassima, non abbiano ostacoli in queste preoccupazioni? Vi sbagliate.
C’è chi, in maggioranza come in minoranza, non vede certo di buon occhio (legittimamente, si intende) questa collaborazione fattiva e non solo sulle idee. Ci sono personaggi – dentro e fuori del Consiglio e del Comune – che vorrebbero un Del Re prepotente e accentratore, che schiaccia le minoranze con la forza dei numeri, che impone, invece di proporre, che ascolta invece di decidere, che non ammette errori perché chi governa, eletto dal popolo, non ne fa. Per definizione.
Abbiamo purtroppo tristi memorie di chi in passato ha agito così. La Cassano di oggi è anche figlia di quel tempo, quando l’arroganza era la stella polare ammantata di capacità di governo ma nella realtà semplice, pervasiva gestione del potere che schiacciava le persone, il dissenso, le idee diverse.
Che non si torni indietro.